Azionario statunitense ai massimi. È saggio entrare o è meglio attendere?

Buongiorno a tutti e a tutte, i mercati nel mese di novembre hanno fatto registrare nuovi massimi storici per i principali indici azionari statunitensi. Oggi cerchiamo di soffermarci e analizzare insieme se sia saggio o meno investire nell’azionario statunitense dopo questi ultimi risultati.

Come sono andati i mercati in questo mese?

Buongiorno a tutti e a tutte, i mercati nel mese di novembre hanno fatto registrare nuovi massimi storici per i principali indici azionari statunitensi. Oggi cerchiamo di soffermarci e analizzare insieme se sia saggio o meno investire nell’azionario statunitense dopo questi ultimi risultati.

Procediamo con ordine e come di consueto iniziamo con il recap mensile:

Azionario

S&P500: +5,29% (LINEA BLU)
FTSE MIB: -3,63% (LINEA VERDE)
DAX (30 titoli tedeschi a maggior capitalizzazione): +1,92% (LINEA ROSSA)
NASDAQ: +5,26% (LINEA ARANCIONE)

 

L’azionario statunitense ha fatto registrare un mese di forti guadagni che ha spinto lo S&P500 a chiudere il mese per la prima volta della storia sopra i 6000 punti. Anche il Nasdaq100 ha fatto registrare nuovi massimi, chiudendo il mese con un rialzo superiore ai cinque punti percentuali.

Lato azionario europeo invece la crescita è stata a differenti velocità, con l’azionario italiano che ha fatto registrare un mese di novembre in deciso calo.

Obbligazionario

GOVERNATIVO USA SCADENZA 20+: +3,44% (LINEA BLU)
BTP10 ANNI: +3,46% (LINEA ARANCIONE)
BTP SCADENZA 1-3 ANNI: +0,93% (LINEA VERDE)
GOVERNATIVO USA SCADENZA 1-3 ANNI: +3,12% (LINEA ROSSA)

35.2

Lato obbligazionario il mese di novembre si è contraddistinto per una netta decrescita dei rendimenti sia sulla parte a breve che sulla parte a lunga della curva dei rendimenti. Gli investitori hanno acquistato sia brevi che lunghe scadenze, con un mese di novembre che si è chiuso in deciso guadagno sia per le obbligazioni governative europee che statunitensi. 

Tra gli elementi favorevoli per la crescita di prezzo delle obbligazioni europee rientrano un potenziale rallentamento della crescita ed un rallentamento dell’inflazione. Lato obbligazioni governative USA, l’eccessivo pessimismo di ottobre in caso di vittoria di Trump è stato superato, con dati macroeconomici positivi ed in linea con le aspettative.

Materie prime

GAS NATURALE: +18,81% (LINEA VERDE)
ORO: -2,72% (LINEA BLU)
PETROLIO: +2,60% (LINEA ARANCIONE)

 Materie prime

Mese positivo per gas naturale e petrolio. L’oro nero ha beneficiato di possibili escalation geopolitiche mentre il gas naturale ha fatto registrare un mese in recupero dopo il crollo di ottobre 2024.

L’oro, dopo una lunga corsa, ha registrato un mese di novembre in calo complice tra i vari fattori anche il rafforzamento del dollaro. 

Cos’è successo sui mercati questo mese?

Il mese di novembre 2024 è stato caratterizzato da forti rialzi sull’azionario statunitense, rialzi iniziati in scia alla vittoria delle elezioni presidenziali di Donald Trump e proseguiti con la conclusione della stagione delle trimestrali. 

Gli acquisti diffusi di investitori retail ed istituzionali hanno portato l’azionario statunitense a far registrare nuovi massimi storici, con lo S&P500 che ha chiuso il mese di novembre sopra quota 6000 punti, portando gli analisti di Goldman Sachs a fissare il proprio target price per fine dicembre a 6200 punti.

Le stime degli analisti di una delle principali banche d’investimento statunitensi, oltre che essere basata su una crescita resiliente dell’economia statunitense e una stagione di trimestrali positiva, è influenzata dall’effetto stagionalità, con il mese di dicembre che storicamente e statisticamente è stato positivo per l’azionario statunitense, il cosiddetto Santa Claus rally.

Nella recente analisi di Bloomberg circa l’effetto stagionalità nel periodo compreso tra il giorno del ringraziamento ed il secondo giorno di mercati aperti dell’anno nuovo emerge come lo S&P500 abbia fatto registrare una performance positiva 8 volte su 10, con un ritorno medio del 2,6%. Il Russell 2000, indice rappresentativo delle aziende a piccola e media capitalizzazione statunitensi, ha avuto uno storico di rendimenti positivo nel medesimo periodo con un rendimento medio che è stato di circa il 3,3% (vedi grafico 1).

Grafico 1 – Il rendimento storico di S&P500 e Russell 2000 tra il giorno del Ringraziamento e capodanno

 Grafico 1 – Il rendimento storico di S&P500 e Russell 2000 tra il giorno del Ringraziamento e capodanno

Fonte: Bloomberg

Con il mercato che ha raggiunto nuovi massimi e con una stagionalità che potrebbe spingere l’azionario verso nuovi massimi nel mese di dicembre molti investitori si sono interrogati se abbia senso investire con i mercati ai massimi oppure sia più saggio attendere. Scopo di questo approfondimento è quindi vedere come si è mosso storicamente lo S&P500, indice rappresentativo dell’azionario statunitense, dopo aver raggiunto nuovi massimi relativi, andando a vedere il rendimento nel caso di acquisto dell’S&P500 su ogni massimo registrato nella storia.

Andiamo con ordine. Tra il 1950 ed il primo trimestre del 2024 lo S&P500 ha fatto registrare 1250 nuovi massimi, con una media di circa 16 nuovi massimi all’anno. Da questo primo dato emerge un’importante tendenza: i mercati fanno registrare nuovi massimi con grande frequenza e il raggiungimento di nuovi massimi non va a segnare, come molti pensano, una potenziale inversione del trend. Guardando al passato quindi, il raggiungimento di nuovi massimi per lo S&P500 non ha rappresentato un momento di inversione, quanto piuttosto un momento di continuazione del trend. 

Gli analisti di RBC Global Asset Management hanno analizzato il rendimento a 1, 3 e 5 anni di un investimento nell’S&P500 solo dopo un nuovo massimo relativo rispetto all’investimento nell’indice in tutti gli altri giorni in cui non è stato registrato un massimo. Il periodo di riferimento per l’analisi è stato tra il 1950 e il 2023 e i risultati sono mostrati dal grafico 2.

Grafico 2 – Investire nell’S&P500 solo ai massimi oppure in tutti gli altri giorni? 1950-2023

 Grafico 2 – Investire nell’S&P500 solo ai massimi oppure in tutti gli altri giorni? 1950-2023

Fonte: RBC Asset Management

Come mostrato dal grafico, l’aver investito nell’S&P500 solo nei giorni in cui ha fatto registrare un massimo, storicamente ha avuto un rendimento leggermente inferiore a 1,3 e 5 anni rispetto all’investire nel medesimo indice in tutti gli altri giorni al di sotto dei massimi.

Restringendo il campo di analisi all’ultimo ventennio (dal 2000 al 2023), il risultato è sempre il medesimo: il rendimento medio cumulato a 1, 3 e 5 anni dello S&P500 investendo solo nei giorni dove i mercati hanno fatto registrare un nuovo massimo rispetto è stato pressoché analogo al rendimento cumulativo ottenuto dall’investire nell’indice in qualsiasi altro giorno dell’anno (grafico 3).

Grafico 3 – Il ritorno medio cumulato a 1,3 e 5 anni di un investimento nello S&P500 con mercati ai massimi o in qualsiasi giorno casuale, 2000-2023

 Grafico 3 – Il ritorno medio cumulato a 1,3 e 5 anni di un investimento nello S&P500 con mercati ai massimi o in qualsiasi giorno casuale, 2000-2023

Fonte: Barclays

Se il timore dell’investitore è il possibile drawdown del mercato – potenzialmente più inteso da nuovi massimi – anche in questo caso la storia viene in aiuto. Dal recente studio di UBS Wealth Management “Why investors needn't fear all-time highs in equity markets” pubblicato il 3 settembre 2024, emerge come tra tutte le volte in cui l’investitore ha comprato lo S&P500 su un nuovo massimo di mercato per ben 3,3 volte su 10 l’investitore non ha mai visto andare in perdita l’investimento. In altre parole, 1 volta su 3 dove gli investitori hanno comprato lo S&P500 dopo un nuovo massimo non hanno mai visto l’indice scendere sotto quel livello, non vedendo di fatto mai la posizione andare in rosso. Sebbene controintuitivo, i drawdown dell’S&P500 si sono verificati con meno frequenza quando l’indice ha registrato nuovi massimi.

Lo S&P500 ad oggi ha un rapporto prezzo su utili pari a 27x, al di sopra della media storica ma con un PE forward per il 2025 atteso a 22.3x, con quest’ultimo dato che va ad indicare una non eccessiva sopravvalutazione dell’indice. 

Con il mese di novembre chiuso in rialzo di più di cinque punti percentuali, il 2024 potrebbe essere per lo S&P500 uno degli anni più positivi dal 1928, ben al di sopra della media storica (vedi grafico 4).

Grafico 4 – La performance dello S&P500 nel 2024 rispetto alla storia

 Grafico 4 – La performance dello S&P500 nel 2024 rispetto alla storia

Fonte: Goldman Sachs

Cosa possiamo imparare dagli avvenimenti di questo mese?

I recenti massimi fatti registrare dai mercati, visti alla luce delle analisi fatte, non devono quindi spaventare l’investitore di lungo periodo che ha un portafoglio efficiente, in linea con i suoi obiettivi e diversificato.

Chiaramente nelle logiche di pianificazione efficiente i nuovi massimi dello S&P500 devono essere considerati, andando ad allocare eventuale nuovo capitale nel portafoglio in modo tale da mantenere un corretto bilanciamento tra asset class ed evitando la sovra-esposizione all’azionario statunitense.

Rinunciare all’investire eventuali risparmi accantonati perché si teme un crollo visti i nuovi massimi raggiunti, statisticamente e storicamente, non è stata scelta vincente. Ciò che fa la differenza non è il market timing, ossia il provare ad acquistare sui minimi, ma il time in the market, ossia il tempo in cui si mantengono i propri investimenti. La vera variabile che fa la differenza è proprio quest’ultima in quanto al crescere del tempo di investimento aumenta l’effetto dell’interesse composto sul capitale investito.

Rimango come sempre a Vostra disposizione e Vi mando un caro saluto.