I dazi e le tariffe di Trump possono far crollare i mercati?

Nel mese di febbraio si è registrata una forte volatilità, principalmente guidata dai ripetuti annunci di Trump riguardo dazi e tariffe sulle importazioni negli Stati Uniti. Vediamo nel dettaglio l’andamento del mese partendo dal consueto recap mensile:

Come sono andati i mercati in questo mese?

Buongiorno a tutti e a tutte,

Nel mese di febbraio si è registrata una forte volatilità, principalmente guidata dai ripetuti annunci di Trump riguardo dazi e tariffe sulle importazioni negli Stati Uniti. Vediamo nel dettaglio l’andamento del mese partendo dal consueto recap mensile:

Prima di approfondire l’impatto di questa novità, diamo il solito sguardo all’andamento generale dei mercati a febbraio:

Azionario

S&P500: -2,22% (LINEA BLU)
FTSE MIB: +6,63% (LINEA VERDE)
DAX (30 titoli tedeschi a maggior capitalizzazione): +5,23% (LINEA ROSSA)
NASDAQ: -4,37% (LINEA ARANCIONE)

 37.1

L’azionario europeo ha sovraperformato l’azionario statunitense, trainato dal settore della difesa e dal comparto bancario del Vecchio Continente. L’azionario statunitense, in particolar modo il comparto tech, ha fatto registrare un mese all’insegna delle vendite e della volatilità, con lo S&P500 che ha perso il 2.22% e il Nasdaq 100 il 4,37%, erodendo nella seconda metà del mese i guadagni dei primi 15 giorni del mese di febbraio 2025.

Obbligazionario

GOVERNATIVO USA SCADENZA 20+: +3,57% (LINEA BLU)
BTP10 ANNI: +0,30% (LINEA ARANCIONE)
BTP SCADENZA 1-3 ANNI: +0,29% (LINEA VERDE)
GOVERNATIVO USA SCADENZA 1-3 ANNI: -0,44% (LINEA ROSSA)

38.2

Lato obbligazionario il mese di febbraio ha fatto registrare sostanziale stabilità sul versante del reddito fisso domestico, con la curva dei rendimenti italiana che non ha subito particolari variazioni. Lato obbligazionario governativo statunitense i rendimenti a breve scadenza sono saliti (con una discesa del prezzo delle obbligazioni a breve) su timori di un potenziale ritorno di fiamma dell’inflazione. Questo fenomeno è dovuto dal fatto che aspettative di inflazione al rialzo portano i rendimenti a breve scadenza a salire, con una conseguente riduzione del prezzo delle obbligazioni già emesse. 

Materie prime

GAS NATURALE: +17,96% (LINEA VERDE)
ORO: +1,92% (LINEA BLU)
PETROLIO: -3,20% (LINEA ARANCIONE)

 Materie prime

Altro mese positivo per l’oro che nel mese di febbraio ha sfiorato i 3000$ l’oncia, salvo poi ritracciare e chiudere il mese in zona 2900$. I 3000$ dollari l’oncia restano potenziale obiettivo di breve termine, minato potenzialmente da un rafforzamento del dollaro statunitense.

Cos’è successo sui mercati questo mese?

Il mese di febbraio 2025 è stato caratterizzato da molta volatilità, in gran parte alimentata dalle decisioni del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Il leitmotiv del mese di febbraio è stata infatti la guerra commerciale intrapresa da Trump contro gran parte dei Paesi del mondo, guerra che ha visto il Presidente degli Stati Uniti minacciare di imporre unilateralmente dazi e tariffe sui beni importati. Ma andiamo con ordine e vediamo quali sviluppi ci sono stati e quali sono le aspettative dei mercati nel breve periodo.

Il mese di febbraio è iniziato con vendite diffuse sui principali listini azionari del mondo, con il dollaro che ha guadagnato terreno contro le valute dei Paesi minacciati con i dazi. Il peso messicano, con i dazi al 25% che porterebbero portare il Messico ad una recessione, ha aperto il mese di febbraio perdendo il 2% nei confronti del dollaro statunitense (grafico 1).

Eventuali dazi, o aspettative di essi, hanno infatti un primo effetto diretto sui tassi di cambio, con il dollaro statunitense che tende a rafforzarsi e la valuta del Paese che si vede imporre il dazio che tende a deprezzarsi per via di un mix di forze che agiscono nelle aspettative degli operatori di mercato.

Grafico 1 – Andamento del tasso di cambio USD/MXN tra gennaio e febbraio 2025

Grafico 1 – Andamento del tasso di cambio USD/MXN tra gennaio e febbraio 2025

Fonte: elaborazione su dati yahoo finance

Il rafforzamento del dollaro, innescato dalle potenziali decisioni di Trump, è segnale che gli operatori di mercato hanno aumentato l’esposizione al biglietto verde, bene rifugio per eccellenza, con timore di una possibile escalation della guerra commerciale e dei conseguenti effetti.

Un effetto collaterale alle minacce di Trump di inizio mese si è visto nel tasso d’inflazione statunitense. Le aspettative di inflazione negli Stati Uniti a 12 mesi, rilevate dall’Università del Michigan, sono state riviste in crescita, con l’ultima rilevazione che si è attestata al 3,3%, in ripresa dopo il calo del trend di crescita dei prezzi in atto dal 2023 (grafico 2).

Grafico 2 – Le aspettative di inflazione a 12 mesi negli Stati Uniti 

 Grafico 2 – Le aspettative di inflazione a 12 mesi negli Stati Uniti 

Fonte: FRED

Un aumento del prezzo dei beni importati negli Stati Uniti è infatti foriero di un potenziale ritorno dell’inflazione sopra il livello target. Un’inflazione in aumento, se non seguita da forte crescita economica, potrebbe essere dannosa per gli Stati Uniti (e per il mondo intero), con la FED che potrebbe trovarsi a fronteggiare una nuova spirale inflazionistica.

Ecco perché lo S&P500, ad annunci di Trump circa l’imposizione di nuove tariffe, ha reagito con vendite diffuse ed immediate da parte degli operatori, timorosi delle scelte commerciali del neo-eletto presidente. 

In chiusura di mese, nella serata di mercoledì 26 febbraio, Trump ha dichiarato di voler applicare tariffe del 25% anche all’Unione Europea, affermando – molto genericamente - che tali dazi verranno applicati ad “auto e a tutte le altre cose”. In occasione dell’annuncio delle tariffe sull’UE, Trump ha posticipato di un mese l’entrata in vigore delle tariffe su Messico e Canada, indicando il 2 aprile come data di inizio dell’applicazione delle nuove misure.

La reazione dello S&P500 è stata – come ad inizio mese con l’annuncio di tariffe per Canada e Messico - repentina ed immediata (grafico 3): in pochi minuti le principali aziende statunitensi hanno bruciato circa 500 miliardi di capitalizzazione di mercato, con l’indice che è passato da poco più di 6000 punti a 5940 punti in pochi minuti.

Grafico 3 – La reazione dello S&P500 alle dichiarazioni di Trump sull’UE, 26 febbraio 2025 (grafico ad 1 minuto)

 Grafico 3 – La reazione dello S&P500 alle dichiarazioni di Trump sull’UE, 26 febbraio 2025 (grafico ad 1 minuto)

Fonte: tradingview

I dazi sui beni di importazione europea si andranno quindi potenzialmente ad aggiungere a quelli su Messico e Canada (25%) e Cina (+10% rispetto ai dazi già applicati), con le aspettative di inflazione negli Stati Uniti che, così fosse, potrebbero continuare a salire nei prossimi mesi. 

A titolo di esempio, gli economisti hanno stimato che dazi al 25% su Canada e Messico vadano potenzialmente a far aumentare il prezzo di ogni auto venduta negli Stati Uniti di circa 3000$ in quando quasi 3 dei 16 milioni di auto vendute negli Stati Uniti sono importate dal Messico. 

Quella avviata da Trump ha tutti gli aspetti di una guerra commerciale e fondamentali saranno i prossimi mesi per capire se dazi e tariffe entreranno in vigore e su quali beni; in caso di applicazione di tutti i dazi fin qui annunciati appare evidente come Trump possa diventare una minaccia per la politica monetaria della FED. Nel caso in cui le tariffe venissero applicate si stima che il tasso medio di tariffa su tutti i beni importati raggiunga un livello che non si vedeva dal 1969 (grafico 4).

Grafico 4 – Il tasso medio di tariffa su tutti i beni importati negli stati Uniti, 1821-2023

 Grafico 4 – Il tasso medio di tariffa su tutti i beni importati negli stati Uniti, 1821-2023

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: perché Trump dovrebbe imporre dazi che avrebbero un effetto collaterale (e dannoso) sugli Stati Uniti?

Le tariffe fin qui annunciate potrebbero non essere implementate in caso di accordi raggiunti tra Stati Uniti ed il paese esportatore. Il Messico sta già lavorando ad un accordo con gli Stati Uniti prima dell’entrata in vigore dei dazi, accordo che prevede un controllo stringente dall’interno sull’immigrazione e sul traffico di fentanyl, analgesico con una potenza di almeno 80 volte superiore a quella della morfina.

Stando così le cose è probabile che nei prossimi mesi si assisterà a negoziati tra Stati Uniti ed il resto dei Paesi interessati da tariffe per valutare accordi che non vadano a minare l’industria del Paese esportatore e gli stessi Stati Uniti.

I mesi che verranno saranno quindi importanti per capire se la guerra commerciale si concluderà in un nulla di fatto oppure se Trump applicherà le misure che ha annunciato in questo mese di febbraio.

Cosa possiamo imparare dagli avvenimenti di questo mese?

Le minacce di dazi a pioggia da parte di Trump sono state prese con serietà dagli operatori di mercato, con l’azionario globale che ad ogni annuncio del presidente degli Stati Uniti ha fatto registrare vendite. Trump è quindi reputato credibile dai mercati che stanno scontando un potenziale aumento dell’inflazione negli Stati Uniti oltre che un rallentamento della crescita economica di molti Paesi per effetti dei dazi. Nel caso in cui i dazi non venissero applicati e si virasse, come sembrerebbe stia facendo il Messico, verso negoziati su altri fronti, le vendite di questo mese potrebbero essere opportunità di acquisto.

Vista l’incertezza derivante da ogni possibile “mossa boomerang” di Trump (dove la tariffa su beni importati va a minare direttamente il potere d’acquisto delle famiglie statunitensi) la parola d’ordine per questi mesi è “prudenza”. Le asset class che potrebbero far registrare maggior volatilità sono l’azionario growth e tutti quegli asset rischiosi i cui fondamentali dipendono direttamente dall’andamento della politica monetaria della Federal Reserve. Di contro, in una fase di incertezza geopolitica, gli asset che vanno a garantire stabilità al portafoglio sono l’obbligazionario a breve scadenza e il dollaro.

Prevedere la politica commerciale di Trump è esercizio difficile: ciò che occorre fare in fasi di mercato come questa è mantenere diversificazione e pianificazione, sfruttando la volatilità di breve periodo per cui ha un orizzonte temporale lungo e mantenendo prudenza per chi ha orizzonte temporale breve.

Rimango come sempre a Vostra disposizione e Vi mando un caro saluto.