Il 2024 sui mercati. Cosa è accaduto e cosa attendersi per il 2025?

Buongiorno a tutti e a tutte e ancora buon anno! Oggi andremo insieme a vedere come sono andati i mercati nel mese di dicembre, mese in cui i mercati in seguito alle parole di Powell hanno stornato per poi tornare a crescere in chiusura di anno. 

Come sono andati i mercati in questo mese?

Buongiorno a tutti e a tutte e ancora buon anno! Oggi andremo insieme a vedere come sono andati i mercati nel mese di dicembre, mese in cui i mercati in seguito alle parole di Powell hanno stornato per poi tornare a crescere in chiusura di anno. Scopo dell’approfondimento sarà quindi analizzare l’andamento dei mercati nel 2024 e vedere brevemente quelle che sono le attese delle principali banche d’investimento per il 2025 al fine di capire gli scenari che potrebbero manifestarsi sui mercati nell’anno nuovo.

Procediamo con ordine e come di consueto iniziamo con il recap mensile:

Azionario

S&P500: -2,31% (LINEA BLU)
FTSE MIB: +2,09% (LINEA VERDE)
DAX (30 titoli tedeschi a maggior capitalizzazione): -0,12% (LINEA ROSSA)
NASDAQ: +0,42% (LINEA ARANCIONE)

 36.1

L’azionario globale ha fatto registrare un mese all’insegna della volatilità. Fino a metà mese i principali listini del mondo hanno fatto registrare guadagni diffusi, salvo poi ritracciare dopo le parole di Powell di metà mese.

Lo S&P500 ha perso poco più di due punti percentuali, con l’azionario europeo che ha invece fatto registrare un mese sulla parità.

Obbligazionario

GOVERNATIVO USA SCADENZA 20+: -6,46% (LINEA BLU)
BTP10 ANNI: -1,86% (LINEA ARANCIONE)
BTP SCADENZA 1-3 ANNI: -1,50% (LINEA VERDE)
GOVERNATIVO USA SCADENZA 1-3 ANNI: +1,35% (LINEA ROSSA)

35.2

Lato obbligazionario il mese di dicembre si è contraddistinto per il crollo dei prezzi delle obbligazioni a lunga scadenza. Con le parole di Powell i mercati hanno prezzato solamente due tagli dei tassi lato FED nel 2025 (dai 4 prezzati in precedenza) e ciò ha avuto una diretta ripercussione sui rendimenti a lunga scadenza, che sono schizzati.

Materie prime

GAS NATURALE: +20,33% (LINEA VERDE)
ORO: -1,15% (LINEA BLU)
PETROLIO: +5,38% (LINEA ARANCIONE)

 Materie prime

Mese positivo per gas naturale e petrolio con l’oro che ha perso ancora terreno. A pesare sulle quotazioni del metallo prezioso è stato l’apprezzamento del dollaro e l’aumento dei rendimenti statunitensi, variabili che hanno portato ad un ribasso di più di un punto percentuale per l’oro.

Cos’è successo sui mercati questo mese?

Il mese di dicembre 2024 è stato caratterizzato da forte volatilità in concomitanza con l’ultimo meeting della FED. Il 18 dicembre la FED ha deciso per un taglio dei tassi di 25 punti base, in linea con le aspettative degli operatori di mercato. Ciò che ha portato al crollo dell’azionario statunitense, seguito da vendite diffuse anche lato azionario europeo, sono state le parole di Powell che si è detto “preoccupato per la persistenza dell’inflazione negli Stati Uniti” e ha ribadito che la FED potrebbe essere meno accomodante nel 2025. 

Le parole di Powell, congiuntamente ad aspettative di ritorno di un’inflazione in crescita negli Stati Uniti nel 2025, hanno portato l’azionario statunitense a perdere più del 3% in un'unica seduta borsistica, con il rendimento decennale statunitense che è tornato sopra il 4,50%, il livello più alto raggiunto negli ultimi 7 mesi.

Il Dot Plot di dicembre – grafico riportante le previsioni ufficiali dei membri della FED sui tassi a breve – ha mostrato come solamente 5 membri del board sono inclini ad ulteriori tagli dei tassi nel 2025 (per la precisione 2 tagli da 25 punti base), con il tasso ufficiale che potrebbe raggiungere il range 3,75-4% nel 2025.

Grafico 1 – Il dot plot della FED di dicembre 2024

 Grafico 1 – Il dot plot della FED di dicembre 2024

Fonte: Bloomberg

Nei giorni successivi al crollo post speech di Powell i mercati hanno recuperato terreno complice un dato circa il PCE al di sotto delle aspettative, dove ricordo il PCE essere il dato preferito dalla FED per le proprie decisioni di politica monetaria. Gli analisti si attendevano un PCE a +2,5% nel mese di novembre 2024, dato che invece si è fermato a +2,4%, segnalando probabilmente un tono eccessivo da parte dei Powell nel suo discorso del giorno precedente.

Considerando un’inflazione più appiccicosa nel 2025, occorre avere paura per potenziali scenari di stagflazione o non c’è da preoccuparsi? 

Le principali banche d’investimento del mondo concordano sul fatto che l’economia crescerà nel 2025, con il Gross Domestic Product (GDP) che è atteso crescere del 3,1% al livello globale, del 2% negli Stati Uniti, dello 0,9% nell’Eurozona e del 4,2% in Cina.

L’inflazione, seppur attesa appiccicosa negli Stati Uniti e nell’Eurozona, sarà accompagnata da crescita economica: per questo motivo l’inflazione non è una variabile che spaventa – al momento - gli analisti finanziari del mondo, fiduciosi del fatto che la crescita degli utili congiunta all’aver evitato la recessione possano essere catalizzatori per il mercato azionario nel 2025.

Gli analisti di JP Morgan hanno inoltre sottolineato come l’inflazione sia distante dal picco raggiunto nel 2022, con la politica monetaria delle principali banche centrali del mondo che sembra aver funzionato nel raffreddare la crescita galoppante dell’indice dei prezzi (grafico 2).

Grafico 2 – L’inflazione YoY (%) ed il differenziale dal massimo livello registrato nel 2022

36.5 

Fonte: JP Morgan, Outlook 2025 Building on Strength

Con un’inflazione attesa appiccicosa ma in via di stabilizzazione e con una crescita attesa delle principali economie mondiali, i principali analisti finanziari del globo sono concordi su una potenziale crescita nel 2025 per i principali listini azionari ed obbligazionari del mondo.

Gli analisti di Goldman Sachs si attendono che lo S&P500 possa chiudere il 2025 a quota 6500 punti, trainato dalla crescita degli utili - attesa essere dell’11% nel 2025. Gli stessi analisti sono positivi anche sull’azionario europeo, con lo Stoxx Europe 600 che potrebbe chiudere l’anno a 530 punti (in rialzo di circa 5% rispetto ai valori di fine 2024). Sono altresì favorevoli ad una diversificazione geografica dell’azionario, con l’azionario cinese e giapponese che potrebbero generare extra-rendimenti importanti per gli investitori considerate le valutazioni di forte sconto e le attese positive di crescita degli utili nel 2025.

Gli analisti di Amundi sono positivi sull’Eurozona attendendosi crescita e disinflazione nel Vecchio Continente, con una BCE che è attesa essere accomodante nel 2025. Il calo dell’inflazione potrebbe essere accompagnato da una politica monetaria espansiva, con gli analisti di Amundi che sono rialzisti sui bond governativi europei a media-lunga scadenza. Lato azionario europeo i rischi sono potenzialmente maggiori, con la componente value europea che potrebbe sottoperformare le mid cap, favorite da una politica monetaria espansiva.

Anche gli analisti di Blackrock sono positivi lato azionario statunitense ed europeo. Sull’azionario statunitense la view è positiva per via di attese di utili in crescita mentre lato azionario europeo ad essere interessante è lo sconto a cui quota l’azionario del Vecchio continente rispetto all’azionario statunitense.

Il grafico 3 mostra il P/E Ratio dell’azionario europeo in relazione con quello dell’azionario statunitense, con evidenza del fatto che nel 2024 il rapporto del multiplo P/E dell’azionario europeo rispetto all’azionario statunitense abbia raggiunto un punto di minimo (con un P/E a sconto di circa il 40%). 

Grafico 3 – P/E azionario europeo vs P/E azionario statunitense, 1991-2024

 36.6

Fonte: Blackrock, 2025 Global outlook in charts

Gli outlook di tutte le più grandi banche d’investimento per il 2025 trovano ridondare una parola: “diversificazione”. Sebbene la crescita dell’azionario statunitense sia stata importante nell’ultimo biennio, non ci sono elementi tangibili che vadano a suggerire un potenziale declino dell’asset class. Per evitare un’eccessiva esposizione la soluzione sta nella diversificazione finalizzata al sovrappeso di quelle asset class attese ben performare nel breve-medio periodo, senza rinunciare all’esposizione alle azioni americane.

Cosa possiamo imparare dagli avvenimenti di questo mese?

Il calo dell’azionario e dell’obbligazionario post speech di Powell del 18 dicembre 2024 è stato repentino ed importante. Molti investitori hanno disinvestito le proprie posizioni azionarie per via di timori di un forte crollo dell’azionario, ritenuto fisiologico visti i forti tassi di crescita dell’azionario statunitense negli ultimi 2 anni. 

Sebbene le valutazioni dell’azionario statunitense siano, a livello di multipli, leggermente care rispetto alla media storica, con le attese di una forte crescita degli utili anche per il 2025, il trend positivo potrebbe proseguire, con l’asset class che non deve sparire dai portafogli. 

Diversificazione ed investimento per obiettivi saranno le parole chiave per il 2025, con fluttuazioni fisiologiche di mercato che non dovranno spaventare gli investitori. I rischi geopolitici restano sullo sfondo e non sono ad oggi considerati driver determinante dell’andamento dei mercati.

Razionalità e controllo dell’emotività, con attenzione ai catalizzatori davvero importanti per l’andamento dei mercati finanziari, saranno elementi altrettanto fondamentali per il 2025.

Rimango come sempre a Vostra disposizione e Vi mando un caro saluto.