Buongiorno a tutti e a tutte. Il mese di settembre è stato caratterizzato da un “paradosso”: i mercati azionari hanno registrato nuovi massimi senza venire scalfiti dalle voci di potenziali escalation geopolitiche sui molteplici fronti.
Come sono andati i mercati in questo mese?
Buongiorno a tutti e a tutte. Il mese di settembre è stato caratterizzato da un “paradosso”: i mercati azionari hanno registrato nuovi massimi senza venire scalfiti dalle voci di potenziali escalation geopolitiche sui molteplici fronti. Prima di raccontare il perché di questo comportamento dei mercati, analizzando cosa muove davvero i prezzi dell’azionario e perché la geopolitica, per quanto ingombrante, risulti essere più un “rumore di fondo” che una guida, vediamo nel particolare come sono andati i mercati nell’ultimo mese.
Azionario
S&P500: +3,82% (LINEA BLU)
FTSE MIB: +0,33% (LINEA VERDE)
DAX (30 titoli tedeschi a maggior capitalizzazione): -1,22% (LINEA ROSSA)
NASDAQ: +6,16% (LINEA ARANCIONE)
I mercati globali hanno continuato il loro slancio, toccando nuovi massimi nonostante il contesto incerto. Il rally è stato guidato dal comparto tecnologico, con il settore dell’AI che ha trainato i principali indici statunitensi.
Mese positivo per S&P500 e Nasdaq100, trainati al rialzo dalle Big Tech. Per l’azionario europeo, dopo la sovraperformance rispetto all’azionario americano nei mesi precedenti, il mese appena conclusosi è stato leggermente negativo.
Obbligazionario
GOVERNATIVO USA SCADENZA 20+: +4,67% (LINEA BLU)
BTP10 ANNI: +0,81% (LINEA ARANCIONE)
BTP SCADENZA 1-3 ANNI: +0,13% (LINEA VERDE)
GOVERNATIVO USA SCADENZA 1-3 ANNI: +0,11% (LINEA ROSSA)
Sul fronte obbligazionario, il mercato ha rafforzato le aspettative che la Federal Reserve procederà con tagli ai tassi nei prossimi mesi, dopo l’ultimo movimento accomodante. La parte di bond governativi americani a lunga duration a fatto registrare una forte crescita, con i tassi a lunga scadenza che sono conseguentemente scesi.
Il contesto resta comunque incerto sul fronte dell’inflazione negli Stati Uniti, con gli effetti dei dazi di Trump che si potrebbero manifestare nei prossimi mesi e con le prossime letture dell’inflazione mensile statunitense.
Materie prime
GAS NATURALE: -1,57% (LINEA VERDE)
ORO: +8,25% (LINEA BLU)
PETROLIO: -1,37% (LINEA ARANCIONE)
Sul fronte delle commodity l’oro ha fatto registrare un altro mese positivo con nuovi record; il crescere delle tensioni geopolitiche ed il deprezzamento del dollaro sono stati driver positivi per il metallo prezioso. Il petrolio ha chiuso il mese leggermente al di sotto della parità e, in caso di escalation geopolitiche, potrebbe vedere uno spike di prezzo di breve.
Cos’è successo sui mercati questo mese?
Il mese di settembre è stato particolarmente ricco di eventi, sia macroeconomici che geopolitici. Proprio le tensioni geopolitiche hanno tenuto banco, con le notizie sul fronte Russia-Ucraina che hanno popolato i principali notiziari.
Nelle ultime settimane la tensione tra Mosca e l’Europa è salita di livello. La Russia ha lanciato ondate di droni, alcuni finiti nello spazio aereo NATO in Polonia, spingendo Varsavia a invocare l’Articolo 4 e portando la NATO a rafforzare la difesa orientale con l’operazione Eastern Sentry. Parallelamente, le esercitazioni militari congiunte Zapad 2025 hanno mostrato la volontà del Cremlino di testare i limiti della risposta occidentale.
Sul piano diplomatico, il ministro degli affari esteri russo Lavrov ha dichiarato che Mosca è già in “guerra reale” con UE e NATO, mentre Medvedev, Vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha agitato nuovamente lo spettro nucleare.
La risposta dell’Europa non si è fatta attendere e, oltre all’azione di difesa in Polonia, c’è stata un’accelerazione importante verso l’abbandono dal gas russo, con i droni ucraini che continuano a colpire infrastrutture energetiche russe.
Nonostante l’escalation potenziale tra Russia e NATO ai confini dell’Europa, oltre che tutti gli altri conflitti geopolitici mondiali, il mese appena conclusosi ha fatto registrare nuovi massimi per i mercati azionari, come se gli investitori avessero deciso che le notizie geopolitiche non fossero abbastanza forti da fermare il motore.
Gli Stati Uniti hanno guidato il rally globale perché hanno potuto contare su due fattori chiave: da un lato, la forza del settore tecnologico, dall’altro, l’atteggiamento più accomodante della Federal Reserve. Le trimestrali delle Big Tech hanno confermato utili robusti e prospettive ancora positive, soprattutto nell’ambito dell’intelligenza artificiale, che continua ad attrarre flussi massicci di capitale. L’AI non è più percepita come moda passeggera, ma come rivoluzione industriale in grado di sostenere margini elevati e nuova domanda, e questo rafforza la narrativa di crescita a lungo termine. Di conseguenza, S&P 500 e Nasdaq hanno toccato nuovi massimi storici, con gli investitori disposti a pagare multipli più alti pur di restare esposti ai titoli che guidano l’innovazione.
In Europa la dinamica è stata diversa, ma ugualmente positiva. Nonostante le incertezze politiche in Francia e le tensioni geopolitiche ai confini orientali, indici come il DAX tedesco e il FTSE MIB italiano hanno chiuso il mese in progresso. Il motivo principale è legato alle attese sulla politica monetaria e sulla crescita attesa, variabili che hanno guidato i mercati azionari verso una crescita positiva.
Considerate le tensioni geopolitiche, il comportamento degli indici azionari potrebbe sembrare anomalo a molti. In realtà ci dà lo spunto per capire cosa sostenga realmente, oggi, l’andamento dei mercati. Vediamolo nel dettaglio.
Il primo driver che determina l’andamento dei mercati azionari è la crescita e utili. Il mercato azionario tende a salire se gli utili delle aziende crescono e le prospettive economiche restano credibili. Nelle ultime settimane le trimestrali hanno sorpreso in positivo (o almeno non deluso le attese più pessimistiche) spingendo così al rialzo i corsi azionari delle Big Tech. Anche le guidances fornite dalle principali Big Tech si sono attestate in linea (o al di sopra) delle aspettative, elemento che ne ha sostenuto le attuali quotazioni.
Il secondo driver (non per ordine di importanza) che determina l’andamento dei mercati è la politica monetaria. Aspettative di banche centrali accomodanti sono spesso foriere di crescita dell’azionario; al contrario, banche centrali meno accomodanti tendono ad essere driver negativi per l’azionario. La FED ha tagliato i tassi nel mese di settembre e potrebbe procedere con un nuovo taglio entro l’anno (così scontano ad oggi i mercati); ciò ha sostenuto il rialzo dei titoli tecnologici, maggiormente sensibili ad una politica monetaria più accomodante delle aspettative.
Il terzo driver che guida i mercati sono i flussi finanziari. Dietro ogni grande trend c’è un movimento di capitali importante. I gestori (hedge fund e fondi) calibrano il loro posizionamento non in base a ogni notizia, ma in base a scenari macro, visione strategica e gestione del rischio. In generale, i flussi entranti nei mercati azionari rimangono robusti, tra posizionamento positivo degli istituzionali e, soprattutto, i buyback delle principali aziende di Wall Street.
A testimonianza della relativa tranquillità dei mercati azionari nell’attuale fase c’è l’indice della paura, il VIX. Nell’ultimo anno il VIX ha avuto un importante rialzo ad aprile, in concomitanza con il rapito sell-off dei mercati in scia all’imposizione di tariffe e dazi da parte dell’amministrazione Trump; negli ultimi mesi è sceso sotto i 20 punti, a testimonianza di una relativa tranquillità degli investitori in questo contesto.
Grafico 1 – L’andamento dell’indice VIX (1 anno)
Fonte: https://www.cboe.com/tradable_products/vix/
Cosa possiamo imparare dagli avvenimenti di questo mese?
Il mese di settembre, nonostante storicamente sia stato un mese negativo per i listini azionari americani, ha visto i principali indici azionari globali chiudere al rialzo rispetto ad agosto. Le tensioni geopolitiche, seppur preoccupanti, non sono andate ad intaccare quello che è stato l’andamento dei mercati azionari, fornendoci un importante spunto di insegnamento per questo mese: le notizie esogene, per avere impatto sui mercati, devono essere imminenti, fondate e dalle conseguenze inattese e non scontate dai mercati. In caso di notizie di escalation che hanno solamente il potenziale di tramutarsi in minaccia reale, come nel caso del mese di settembre, i mercati tendono a non risentirne, continuando a venire mossi da fattori macro e micro economici.
Il mese di settembre ci fa ricordare come molte non notizie possano diventare, sull’onda della “paura”, delle notizie. Ne sono l’esempio i titoloni circa lo studio della BCE dove raccomandano ad ognuno di avere sempre dei contanti in casa per coprire eventualmente fino a 72 ore di spese essenziali, con un ammontare definito tra i 70 e i 100 euro.
https://www.adnkronos.com/economia/la-bce-raccomanda-i-contanti-in-caso-di-crisi-ma-scommette-sulleuro-digitale-ecco-perche_51dVIRUUR9B5901VPbvqK
Una “raccomandazione” che di per sé non avrebbe fatto notizia, considerato che è stata pubblicata in uno studio allegato ad un Bollettino economico, ma ripresa da molte testate giornalistiche. Il motivo? Il tempismo di uscita di tale studio della BCE, proprio in concomitanza con le tensioni ai confini dell’Europa, con molti che hanno associato la notizia ad un possibile conflitto imminente.
Capire se e quali notizie siano realmente impattanti per i mercati finanziari non è semplice e, nella jungla mediatica di oggi, è ancora più complicato. Fondamentale è prendere sempre decisioni e scelte non guidate dall’emotività (influenzata dalle notizie) ma dalla razionalità, in coerenza con i propri obiettivi di investimento ed il proprio orizzonte temporale.